Le origini e la storia del Museo

Il Museo deve le sue origini alla passione di Don Giorgio Franchini, che, divenuto parroco della Pieve romanica nel 1926, per primo iniziò a raccogliere i materiali che emergevano nei terreni. Allestì con essi un primo antiquarium che restò attivo fino al 1978 quando, in seguito ad un furto, venne chiuso.

L’Amministrazione Comunale di Savignano decise di riaprire il Museo nel 1998, intitolandolo a Don Giorgio, nella sede della vecchia scuola elementare, limitrofa alla pieve. Ad oggi sono stati inseriti nella collezione i numerosi materiali emersi dalle campagne di scavo che hanno interessato il Compito nel tempo, e che continuano annualmente a restituire reperti di pregio.

L’archivio storico di Don Giorgio Franchini

L’Età Preromana

Fino a metà degli anni ’90 del 1900 le conoscenze archeologiche del territorio di Savignano sul Rubicone relative al periodo precedente l’età romana erano molto scarse e limitate ad alcuni ritrovamenti sporadici che avevano restituito pochi reperti dell’età del Ferro.

Dal 1995 ad oggi, varie campagne di scavo legate alla realizzazione di strutture e infrastrutture pubbliche e private hanno invece permesso di ampliare in maniera sensibile le informazioni relative sia all’età del Rame che all’età del Ferro. In particolare alcune strutture e numerosi materiali del IV millennio a.C. documentano la prima fase insediativa del sito, risalente all’età del Rame, mentre risultano per ora lacunosi i rinvenimenti relativi all’età del Bronzo.

La prima età del Ferro è invece ben documentata da un insediamento a carattere produttivo: sono stati indagati un impianto organizzato con fornaci per ceramica e altre strutture collegate alla lavorazione dell’argilla.

Si data invece al VII-VI secolo a.C. una sepoltura principesca con un ricco corredo composto da armi e da un carro: questo ritrovamento, avvenuto nel 2018, ha costituito una svolta fondamentale nelle conoscenze del territorio in età preromana, che si sono rivelate di altissima rilevanza.

L’Età Romana

L’area di San Giovanni in Compito, oggi all’ingresso della città di Savignano sul Rubicone, era caratterizzata, in età romana, da un vicus sorto in corrispondenza dell’incrocio (compitum) della via Emilia con una strada che univa la collina al mare. Nelle più importanti cartine itinerarie dell’antichità questa località viene citata come Ad Confluentes (Tabula Peutingeriana) e come Compitum (Itinerario Burdigalense).

L’abitato nasce come stazione di posta, collocata su questa importante via di comunicazione, per poi trasformarsi e ampliarsi nel tempo: i terreni a monte e a valle della via Emilia hanno da sempre restituito quantitativi di materiali importanti, che hanno permesso di identificare numerose strutture legate alla vita dell’abitato.

La Necropoli

Oltre 100 sepolture, sia ad inumazione che a cremazione con corredi per lo più di scarsa rilevanza costituivano la necropoli comune principale, situata a monte della via Emilia e non direttamente visibile da chi la percorreva. La cronologia dei materiali dei corredi ripercorre la vita dell’abitato, dalla nascita fino al suo abbandono (II sec a.C. e il VI d.C.). Numerose sono tuttavia le sepolture rinvenute nel sito non direttamente legate a questa necropoli: di particolare rilievo è la tomba della “facoltosa compitana”, risalente al III sec d. C., che ha restituito un ricco corredo.

Foto su concessione del Ministero della Cultura.
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini