Si tratta soprattutto di manufatti ceramici riferibili all’impianto produttivo rinvenuto negli scavi dell’ex lottizzazione Teodorani. Sono per lo più frammenti di vasi d’impasto non depurato, ma non mancano anche ceramiche più fini e decorate, come la tazza a decorazione impressa con ansa a nastro. Sono presenti inoltre vasetti miniaturistici, fusaiole, rocchetti e oggetti di ornamento personale come fibule in bronzo.
Alcuni materiali trovano confronto nelle coeve necropoli a incinerazione villanoviane come la grande necropoli di Verucchio e la vicina necropoli di Longiano, che ha impianti che vanno dal VII al VI sec. a.C.
Da quest’ultima proviene una tomba datata al pieno VII secolo con pochi frammenti ceramici relativi ad un ossuario biconico e alcuni elementi in bronzo e ferro che facevano parte di un carro deposto nella tomba insieme al defunto.
Tra questi si distinguono due elementi di rivestimento dei longaroni lignei del carro, con raffigurazione di animale e due con l’estremità conformata a testa umana.
A partire dalla fine del VII sec. a. C., con la perdita del ruolo egemonico di Verucchio, il popolamento della zona cambia fisionomia e anche Savignano si inserisce nel più ampio quadro della presenza umbra, attestata in Romagna tra VI e V sec. a.C.
Ne sono eccellente testimonianza i bronzi rinvenuti nella zona del Compito, provenienti probabilmente da contesto funerario: in particolare uno schiniere e un calderone, che è andato perduto.