Don Giorgio Franchini nacque a Rimini, nella parrocchia di S. Lorenzo in Correggiano, il 2 novembre 1894 da Franchini Giuseppe e da Montanari Rosa.
Arrivò come parroco alla Pieve del Compito nel 1926 e vi rimase fino al 1978: in oltre cinquant’anni si adoperò senza sosta per conservare la memoria del passato, portando in ogni momento il suo contributo inconfondibile e determinante.
Lui stesso afferma: “L’amore delle cose antiche mi ha guidato nelle ricerche archeologiche, cui mi sono dedicato nei momenti liberi del mio ministero sacerdotale. Affinché il materiale antico non vada disperso ho voluto raccoglierlo in un piccolo Museo compitano sotto la tutela della Soprintendenza alle Antichità di Bologna”.
Non un caso probabilmente, ma un destino, che una persona così interessata all’antico, tanto da sentirsi investita da un “dovere”, sia giunta come parroco proprio al Compito.
Per decenni, a partire circa 1930, don Franchini ha segnalato senza sosta ogni ritrovamento alla Soprintendenza alle Antichità e ha curato di persona il recupero di reperti anche importanti come la statua, senza trascurare di documentarne le scoperte fotograficamente ed inviando alla Soprintendenza tutti quei dati relativi al ritrovamento, che sarebbero stati preziosi anche per studi futuri.
Nonostante non fosse un archeologo don Franchini cercò quindi di documentare sempre al meglio i suoi ritrovamenti: per la catalogazione delle monete per esempio si serviva di una piccola bilancia e della pubblicazione di F. Gnecchi.
Scrisse un catalogo dei reperti che risulta importante per sapere quali oggetti facevano parte della raccolta musiva prima del furto subito nel 1978 e la prima guida del Museo, redatta in tre lingue, italiano, francese e tedesco, oggi esposta.
La figura di don Giorgio è ricordata con nostalgia e grande affetto dai parrocchiani che allora bambini lo aiutavano durante le arature a raccogliere i reperti che affioravano, venendo ricompensati con cioccolatini e caramelle.
Dopo cinquant’anni di un’appassionata attività, gravemente malato, dovette allontanarsi per qualche tempo dalla parrocchia e dal suo Museo. Proprio durante questo periodo la raccolta subì un grave furto e rimase chiusa fino alla recente riapertura del 1998 nei nuovi locali.
L’amore per le cose antiche di don Giorgio ha dato vita al Museo del Compito, e ne giustifica l’intitolazione, avvenuta il 13 dicembre 1999.